Introduzione In ogni cultura della Terra, antica o moderna, troviamo l’eco di una presenza divina che viene dall’alto: esseri luminosi, maestri celesti, figure che plasmano la storia e la coscienza umana. Ma cosa succederebbe se ci fosse una spiegazione alternativa? E se ciò che abbiamo interpretato come Dèi fosse in realtà il risultato di un contatto con una civiltà extraterrestre avanzata?
Nel nostro viaggio esploreremo le radici religiose dell’umanità, le teorie cosmiche più ardite e i punti di contatto tra spiritualità, quantistica e presenza aliena. Al centro di tutto: una civiltà chiamata Karkashan.
Non colonizzano. Modellano. Non conquistano. Programmano.
Potrebbero aver creato archetipi religiosi nei primordi dell’umanità, impiantando simboli, concetti e figure sacre nella nostra coscienza attraverso manipolazioni della realtà e interferenze con la mente collettiva.
Il viaggio: come raggiungono la Terra? Secondo la relatività generale, esistono soluzioni chiamate wormhole (ponti di Einstein-Rosen), in grado di collegare due punti distanti dello spazio-tempo. Una civiltà di tipo II potrebbe stabilizzare questi tunnel cosmici e usarli per comparire sulla Terra solo in determinati momenti.
Ecco perché la loro presenza sarebbe ciclica, legata forse ad allineamenti astronomici o stati collettivi di coscienza.
Religioni e interferenze aliene: indizi nel mito e nella storia
Civiltà Maya Il loro calendario sacro univa cicli di 260 e 365 giorni, producendo una sovrapposizione ogni 52 anni: un ciclo che per loro segnava la fine e l’inizio di ere spirituali. Alcune culture mesoamericane celebravano questi momenti con rituali potenti. Un terreno ideale per possibili manifestazioni aliene sincronizzate.
Religioni indiane (Induismo e Buddismo) Le Upanishad parlano di una realtà ultima, immateriale, accessibile solo con la coscienza. L’induismo venera il ritorno di Vishnu come Kalki per ristabilire l’equilibrio. I tantrici buddisti descrivono fenomeni come il "corpo arcobaleno". Tutti concetti che si prestano a una lettura alternativa: presenze superiori che si manifestano tramite canali quantici, mentali, non fisici.
Antico Egitto Niente cicli documentati, ma una profonda connessione con il cielo: RA naviga la barca solare, Horus ha le ali, Thoth conosce il tempo. I templi sono orientati astronomicamente, le piramidi sembrano antenne per il divino. La religione egizia può essere letta come risposta umana a una suggestione cosmica: un incontro con entità superiori.
Grecia antica Gli dèi dell’Olimpo erano esseri potentissimi ma con comportamenti umani. Vivevano su una montagna irraggiungibile, scendevano tra gli uomini, combattevano guerre e generavano ibridi. Zeus lanciava fulmini dal cielo, Apollo guidava il carro solare. Molti miti greci potrebbero essere reinterpretati come racconti simbolici di interazioni con entità superiori percepite come divinità. Una forma di “teologia mitizzata” derivata forse da esperienze reali, travestite da allegoria.
Apparizioni Mariane e UFO Fatima, Lourdes, Medjugorje: tutte associate a luci, suoni, entità che parlano senza muovere le labbra. E se non fossero solo eventi spirituali, ma interferenze da parte dei Karkashan? Lo stesso vale per i picchi di avvistamenti UFO nei momenti storici critici (seconda guerra mondiale, guerra fredda, crisi globali).
Fisica e spiritualità: la coscienza come portale La meccanica quantistica ci dice che l’osservatore influenza la realtà. Se i Karkashan avessero imparato a modulare questo principio, potrebbero collassare la propria presenza nella nostra dimensione solo quando la nostra coscienza è predisposta: in meditazione, in preghiera, in sogno.
In questa visione, non sono loro a venire. Siamo noi ad aprire il canale.
Conclusione Forse i Dèi non sono mai stati davvero lontani. Forse sono sempre stati qui, mascherati da simboli, apparizioni, visioni. Forse i Karkashan hanno seminato il nostro bisogno di credere.
In fondo, ogni religione è un linguaggio. E ogni linguaggio è una porta.
Nel prossimo articolo esploreremo come i templi antichi, da Giza a Teotihuacán, da Angkor Wat a Stonehenge, possano essere riletti come portali cognitivi, luoghi dove il cielo tocca la mente, e dove forse... i Karkashan ancora aspettano.
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